“Padova, la città che non ti aspetti” scriveva Chiara la settimana scorsa.
E io aggiungerei anche un bel “Padova, la CUCINA che non ti aspetti”!
Ispirato dalle curiosità storiche e culturali sulla nostra patavina residenza, e sentendomi pure in colpa per aver accantonato le mie radici tra i fornelli, ho deciso di invitare qualche amico e proporre un menù che richiami i sapori della nostra terra.
Cominciamo.
Innanzitutto, non è un ritrovo gastronomico padovano se non c’è l’aperitivo. Quindi partiamo con un bello spritz: non me ne vogliano i frequentatori della movida, ma a me piace quello classico quindi fatto con un terzo di bianco frizzante, un terzo di Aperol e un terzo di selz; immancabile la fettina d’arancia! Lo sapevate che il termine “spritz” deriva dal tedesco “spritzen” (spruzzare) ed ha origine dall’abitudine di stemperare i nostri vini, molto più forti della birra, da parte dei soldati austroungarici di stanza nel Regno Lombardo-Veneto alla fine dell’800? L’aggiunta dell’Aperol (e Campari, e Cynar etc.) è arrivata solamente negli anni’20 del secolo successivo.
L’antipasto possiamo servirlo direttamente assieme all’aperitivo e il dogma culinario impone: mezze uova con l’acciuga; polpette fatte con trito di carne bollita, soppressa con l’aglio, patate lesse e prezzemolo passate nel pan gratto e fritte; paninetti con coppa, l’ossocollo o, meglio ancora, crudo di Montagnana; tramezzini a piacere, se sono scaldati al momento poi è il top; nervetti, che sono il culmine tradizione, ovvero cartilagine di manzo lessata e condita.
A questo punto qualcuno potrebbe già essere sazio, ma vi posso assicurare che vale la pena tenersi dello “spazio” per gustare il resto. In una cena più formale non potremmo evitare il primo a base di ottima pasta e fagioli o risi e bisi, ma visto che siamo tra amici, salteremo direttamente al secondo.
Il piatto forte della serata sarà un’ottima “frittata coi bruscandoi”, ovvero con i famosi germogli di luppolo selvatico, che abbondano nelle nostre campagne e lungo gli argini di tutto il territorio padovano durante i mesi primaverili e quelli autunnali. Cosa vi serve: bruscandoli (ovviamente) che avrete raccolto un paio di mesi fa e congelato, uova, latte, parmigiano, cipolla, burro, olio e un pizzico di lievito. Lessate i bruscandoli in acqua bollente per 5 minuti e poi uniteli al soffritto di cipolla che state preparando in un’altra padella per altri 10 minuti; a parte sbattete le uova unendo latte, parmigiano e lievito e versate il composto sulla padella assieme a bruscandoli e soffritto, poi, aiutandovi con un piatto, girate la frittata e finite di cucinarla anche sull’altro lato.
Servite tagliandola a spicchi e accompagnandola con un bel contorno di fagioli e cipolla, immancabili.
E per il dolce? C’è l’imbarazzo della scelta tra la torta Pazientina, che deriva il suo nome dalla pazienza che ci vuole per prepararla, biscotti zaetì o un pezzo di fregolotta! Ma questi è meglio comprarli già fatti, un po’ di riposo in fondo se lo meritano tutti!
Avete qualche ricetta tipica di Padova che vi viene particolarmente bene o a cui siete affezionati? Scrivetemela nei commenti: sono sempre ansioso di imparare cose nuove, specie dai ricettari quasi dimenticati delle nonne!